mercoledì 30 dicembre 2015

Il servizio “E015 for Smart Communities” utilizzato da 124 Comuni della Lombardia

Fino ad oggi sette Distretti dell’Attrattività composti da 124 Comuni lombardi hanno scelto il servizio “E015 for Smart Communities” realizzato da A10S iTech srl in partnership con altre imprese della rete HUBIT –The HUB of Information & Technology– per caricare e tenere aggiornati i loro dati riguardanti le tematiche : Eventi, Punti di Interesse ed Itinerari dei canali pubblicati nell’eco sistema digitale E015.Inoltre è possibile caricare e gestire i dati e le informazioni relative alle attività ed alle promozioni commerciali presenti sul territorio.

Il servizio E015 for Smart Communities è stato presentato a gennaio 2015 presso la sede dell’Associazione Commercianti ed Esercenti di Bergamo alla presenza delle massime autorità della Città di Bergamo, di ConfCommercio e dell’associazione Assintel.

E015 for Smart Communities ha come finalità quella di mettere i territori, i Comuni, le Associazioni, attraverso l’utilizzo di uno strumento semplice ed a bassi costi, nelle condizioni di diffondere informazioni e dati utili, di agevolare la sinergia, di arricchire i propri siti, le proprie APP, di creare nuove applicazioni, di valorizzare e promuovere ogni singola realtà territoriale ed imprenditoriale.

Per questi principali motivi già 124 Comuni lombardi hanno deciso di utilizzare questo servizio nei progetti di promozione dei loro territori.
Distretto dell’Attrattività BRIAN TECH – Un Territorio a port@ta di mano – composto da 8 Comuni : Vimercate, Agrate Brianza, Bellusco, Bernareggio, Cavenago Brianza, Concorezzo, Ornago, Usmate Velate, con la collaborazione del Distretto Green and High Tech Monza Brianza per la progettazione e fornitura della parte tecnologica 
Distretto dell’Attrattività - denominato GATE – Green Attractivity Territory for EXPO - composto da 31 Comuni : Seriate, Albano Sant’Alessandro, Albino, Alzano Lombardo, Bagnatica, Bolgare, Brusaporto, Carobbio degli Angeli, Cenate Sopra, Cenate Sotto, Cene, Chiuduno, Colzate, Costa di Mezzate, Fiorano al Serio, Gazzaniga, Gorlago, Gorle, Montello, Nembro, Orio al Serio, Pedrengo, Pradalunga, Ranica, San Paolo d’Argon, Scanzorosciate, Trescore Balneario, Torre Boldone, Torre de’ Roveri, Vertova, Villa di Serio 
Distretto dell’Attrattività - denominato Isola Bergamasca - composto da 21 Comuni : Ambivere, Bonate Sotto, Bonate Sopra, Bottanuco, Brembate, Brembate Sopra, Calusco d’Adda, Capriate S. Gervasio, Carvico, Chignolo d’Isola, Filago, Madone, Mapello, Medolago, Ponte S. Pietro, Presezzo, Solza, Suisio, Sotto il Monte, Terno d’Isola, Villa d’Adda 
Distretto dell’Attrattività - denominato “Garda L@ke, un lago di Opportunità”  - composto da 11 Comuni : Desenzano, Lonato, Bedizzole, Calvagese della Riviera, Sirmione, Padenghe, Moniga, Manerba, Polpenazze, Pozzolengo e Soiano
Distretto dell’Attrattività  - denominato “Valli in F@miglia” - composto da 11 Comuni di Zogno, Valbrembilla, Sedrina, Taleggio, Ubiale Clanezzo, Vedesta, Blello, Moggio, Cassina, Cremeno e Pasturo
 Distretto dell’Attrattività - denominato – Bassa Pianura Bergamasca – “Natura e tradizione tra fiumi, fontanili e fortificazioni”- composto da 27 Comuni : Antegnate, Barbata, Calcio, Cortenuova, Covo, Fara Olivana, Fontanella, Isso, Pumenengo, Romano di Lombardia, Torre Pallavicina, Arcene, Arzago, Bariano, Brignano Gera d'Adda, Calvenzano, Caravaggio, Casirate d'Adda, Castel Rozzone, Fornovo San Giovanni, Lurano, Morengo, Mozzanica, Pagazzano, Pontirolo Nuovo, Treviglio 
Distretto dell’Attrattività - denominato “Iseo L@ke attrattività a Gonfie Vele”  - composto da 15 Comuni : Castro, Costa Volpino, Iseo, Marone, Monte Isola, Parzanica, Pisogne, Predore, Riva di Solto, Sarnico, Sale Marasino, Solto Collina, Sulzano, Tavernola bergamasca, Lovere

mercoledì 23 dicembre 2015

RETAIL 2.0: NOI CONOSCIAMO IL TUO CLIENTE E TU?

Ricordate il punto vendita tradizionale? Quello che si approvvigionava a inizio stagione in base alle proprie previsioni di vendita e promuoveva i prodotti in vetrina, che faceva magazzino sul retro per non rimanere sprovvisto e non perdere vendite, inventariava muovendosi fra scaffali e scatoloni, riassortiva, quando possibile, in base alla propria esperienza e sensibilità e metteva in saldo a fine stagione gli articoli invenduti? Dimenticatelo.

La rivoluzione digitale sta cambiando tutto, in tanti settori, in maniera radicale, ad una velocità impressionante. Aziende che fino a pochi anni fa vantavano solide leadership di mercato, sono state travolte da nuovi entranti, capaci di attivare innovativi modelli digitali, "distruttivi" dell’esistente.
 
Un esempio su tutti: Blockbuster, leader globale nel settore dell’entertainment, che a metà anni novanta, solo negli Stati Uniti, vantava quasi cinquemila negozi “fisici”, è stata in pochi anni letteralmente spazzata via dal mercato, non avendo compreso il profondo cambio di paradigma in corso, che rendeva il "noleggio fisico" rapidamente obsoleto a fronte della più efficiente "fruizione in streaming" di un dato contenuto.
Cosa che, invece, ha perfettamente capito Netflix, nata nel 1999, nel momento di massimo splendore di Blockbuster, e che oggi vanta nel mondo oltre cinquanta milioni di abbonati ai suoi servizi in streaming. La "digital disruption" letteralmente "distrugge" i "vecchi" modelli di business e al tempo stesso premia i nuovi "entranti digitali", permettendo la creazione di enorme valore in un battito d’ali. 
Anche qui un esempio su tutti: Mark Elliot Zuckerberg nel 2004 era un giovane studente americano che muoveva i primi passi con la sua nota creatura sociale. Oggi, il mercato riconosce a Facebook, un valore prossimo ai duecento miliardi di dollari, un dato davvero stratosferico, anche considerando il ridotto tempo, dieci anni, nel quale si è prodotto. Analoga velocità di cambiamento dobbiamo attenderci nei prossimi anni nel retail, settore, fino ad oggi, solo parzialmente toccato da questo processo di "distruzione digitale".
 
Nel mondo del Retail è in atto un'evoluzione rapidissima, sulla spinta delle nuove abitudini e aspettative del consumatore e di una crescente integrazione con i canali online e mobile. Il punto vendita sta diventando sempre più una vetrina multi canale, la punta visibile di un iceberg, il nodo di una rete in cui il cliente è centrale e la domanda guida l'intero processo, richiedendo risposte tempestive e fluide a tutta la supply chain.

Per rimanere competitivi, soprattutto nei confronti dei canali di vendita on-line, i retailer devono applicare un approccio analitico predittivo per meglio comprendere il loro business e anticipare il comportamento del cliente.

Per anni il data mining è stato appannaggio di poche grandi aziende e di un limitato numero di specialisti di statistica e matematica.

Nel retail, il mito anni ‘90 di un marketing one to one, realizzabile grazie ai dati delle carte fedeltà, è stato largamente disatteso, soprattutto in Italia, da parte delle aziende e per la gran parte dei consumatori. Le loyalty card, diffusissime ormai in ogni settore del dettaglio, sono state utilizzate essenzialmente come raccoglitori elettronici di bollini e come veicolo per promozioni, comunque indifferenziate, sulla totalità dei possessori o su macro cluster di clienti definiti in base a variabili del retailer piuttosto che su abitudini di acquisto del cliente.

Questa volta il web e l’e-commerce, spesso nemici del commercio brick e mortar, vengono in aiuto al retailer, rendendo possibile l’applicazione al commercio fisico di modelli analitici predittivi costruiti per quello virtuale.
Soluzioni tecnologiche a servizio del Retailer, proprio come BeHevo (www.behevo.com)  in grado di identificare il Cliente Unico mentre si muove su diversi touch points (desktop, smartphone, tablet, app, negozio, …).
L’obiettivo è quello di favorire e incrementare fidelizzazione e ingaggio dell’utente sui diversi canali, riconoscendolo nello spostamento tra un mezzo e l’altro e tra ambiente fisico e digitale, così da rendere uniche e personali le esperienze del Cliente e, in prospettiva, poterne anticipare le esigenze.
Per mezzo di Behevo il Retailer potrà offrire ai propri clienti un’esperienza d’acquisto davvero unica per mezzo di logiche di prossimità, couponing, virtualizzazione delle tessere, engagement sul punto fisico e sull’online, riuscendo così a migliorare la propria offerta proponendo i prodotti e i servizi migliori nel momento e nel contesto giusti.












mercoledì 16 dicembre 2015

Smart Factory: un nuovo modo di produrre

Lo sviluppo tecnologico e la crescente maturità culturale verso l'utilizzo di smart devices ha modificato il modo di pensare, progettare, realizzare i processi produttivi e di supporto alla produzione e alla Industry 4.0.


Le fabbriche cambiano volto, sempre più smart e automatizzate, grazie all’internet delle cose, alle soluzioni cloud e Machine-to-Machine (M2M), alla sensoristica digitale applicata alla cyberfisica.
L'evoluzione digitale coinvolge trasversalmente i processi manifatturieri e di supporto, modificando le caratteristiche fisiche della fabbrica e di conseguenza l'organizzazione aziendale; trasformando sia i ruoli che le competenze delle figure professionali impiegate nell'ambito produttivo. Si può ormai cominciare a parlare di smart factory.

Le caratteristiche della Industry 4.0 Smart Factory si possono riassumere in:
  • Connessione: progressivo aumento delle connessioni tra strumenti e macchine della fabbrica. Questa capacità comprende la possibilità di raccolta e lo scambio di informazioni tra oggetti e la comunicazione con i sistemi informativi centrali e all’esterno alla fabbrica;
  • Digitalizzazione: ripensamento dei processi fisici e logici, mediante il supporto di tecnologie digitali che permettono nuove potenzialità in termini di efficienza ed efficacia; 
  • Intelligence: capacità dei sistemi tecnologici di elaborare informazioni e fornire istruzioni a operatori o macchine sulla base della lettura e interpretazione dei parametri del processo.


Al World Economic Forum di Davos di quest’anno, la cancelliera Angela Merkel ha annunciato nuovi massicci investimenti nell’industria 4.0: “Dobbiamo sostenere la crescita dell’economia a partire dall’utilizzo delle nuove tecnologie applicate al mondo della manifattura e della produzione industriale”.

Gli obiettivi di questo nuovo paradigma tecnologico ed economico sono molteplici: raggiungere l’efficienza energetica, ridurre l’impatto ambientale (che ha un costo), ottimizzare le risorse disponibili (a partire da quelle del territorio), rendere più veloci e flessibili i processi produttivi, ridurre i costi, aumentare la produttività e la competitività, introdurre l’innovazione tecnologica negli impianti.
 Soluzioni ad alto contenuto tecnologico che dovranno convergere in una strategia industriale orientata alla fabbrica intelligente (smart factory), quindi dotata di sistemi orientati alla cyberfisica, di infrastrutture wireless, di tecnologie IoT e M2M, di piattaforme per il cloud computing e la Human Machine Interface, di stampanti 3D, di robots, disensoristica digitale e molto altro.

Un salto tecnologico piuttosto semplice per l’Europa, di per sé pronta per la smart factory, ma che necessità di una politica più coraggiosa e allo steso tempo attenta alle esigenze sociali e del mondo del lavoro, con una capacità di visione più ampia e una volontà generale (anche da parte delle imprese) di mettere a fattore comune esperienze, risorse e best practice. Realizzare ciò che per noi sono le Smart Community.

giovedì 10 dicembre 2015

Clouding and Fogging: un paradigma che collega l’internet delle cose al internet delle persone, attraverso l’internet dei servizi.

Un capovolgimento di paradigma. Il crescere della domanda porta con sé una crescita delle risorse che aiutano a soddisfarla. Il progetto congiunto EU-Giappone, ClouT punta proprio a calare l’applicazione di architetture Cloud e Fog al contesto delle smart cities.

L’aumento di prestazioni, di capacità e di connettività nei terminali, sempre più smart, inizia a spostare il cloud da architettura sopra la rete ai suoi bordi (edges) in quello che viene chiamato “Fog” (nebbia). Abbiamo esempi di Fog nella distribuzione di contenuti da parte di SoftBank in Giappone in cui i Media Server che SoftBank fornisce gratuitamente ai suoi clienti per memorizzare i film che vengono scaricati dalla rete diventano parte della rete stessa e sono utilizzati per accedere a contenuti da parte di altri clienti di SoftBank, o in progetti di crowdsourcing 2.0 in cui l’elaborazione avviene ai bordi, all’interno dei terminali. 
Da notare inoltre come inizino ad apparire le prime applicazioni che sfruttano il Fog, ad esempio la possibilità di condividere fotografie scattate da più persone ad un evento, per avere la foto migliore tra le centinaia scattate in contemporanea o quasi da punti diversi o per combinare tra loro più foto per creare una visione d’insieme.
Una smart city deve promuovere l’integrazione e coinvolgere i cittadini affinché questi (insieme ai loro terminali –telefonini, autoveicoli, smart appliances in casa) diventino parte integrante della infrastruttura della città. 
Il progetto ClouT fornirà infrastrutture, servizi, strumenti e applicazioni che saranno riutilizzate da diversi stakeholder, tra cui le quattro municipalità che partecipano al progetto (Genova e Santander per l’Europa, Fujisawa e Mitaka per il Giappone), dai cittadini, dagli sviluppatori di servizi e dagli integratori di applicazioni. Sarà quindi possibile creare, sviluppare e gestire applicazioni con al centro l’utente finale e trarre così beneficio dai più recenti progressi nell’ambito dell’IoT e del cloud computing.
Fornire sistemi di ricarica dei cellulari (e degli autoveicoli) aiuta in questa direzione così come aiuta fornire una connettività gratuita per assicurare la cooperazione tra le risorse dei cittadini. In questo modo la città può disporre di una capacità elaborativa, di memorizzazione, e di “sensing” che va ben oltre quella che potrebbe fornire un supercomputer e che richiederebbe enormi investimenti per renderla così pervasiva.
È un importante capovolgimento di paradigma: da smart city che fornisce infrastrutture per i cittadini ad una infrastruttura formata dai cittadini e dalle loro risorse che viene orchestrata e integrata a livello città creando un ambiente smart.
Una struttura basata sul fog, inoltre, garantirebbe di disporre di una crescente capacità proprio dove questa è più necessaria. Infatti dove esiste una domanda maggiore data la maggiore densità di cittadini è anche dove esiste maggiore capacità elaborativa, di memorizzazione e di comunicazione locale creata da smart phones, smart cars, smart appliances.

Di nuovo si nota un capovolgimento di paradigma. Il crescere della domanda porta con sé una crescita delle risorse che aiutano a soddisfarla.

venerdì 4 dicembre 2015

Smart Factory: la fabbrica diventa sempre più intelligente, e l'uomo?

Il settore manifatturiero si sta avviando verso la cosiddetta "Rivoluzione Industriale  4.0", che vede l'applicazione delle più avanzate innovazioni tecnologiche ai sistemi di produzione. Come saranno le fabbriche del futuro? E che ruolo rivestiranno gli esseri umani in questi nuovi processi di produzione?

 La cosiddetta quarta rivoluzione industriale, o Smart Factory, si basa su impianti industriali (macchine, sensori, software e dati) interconnessi fra loro. Il passaggio è quello dalla fabbrica organizzata a quella autorganizzante. La connected enterprise è in effetti un insieme di fattori: connectivity, data management, system management, infrastructure, application management e connected objects. Questi ultimi sono muniti di sensori che, attraverso SIM e rete, dialogano con una piattaforma big data-ready e cloud-based (ma anche fog-ready, perché non tutto può essere portato su cloud). La piattaforma implementa una miriade di protocolli in modo da adattarsi ai diversi sensori. Essendo aperta ed interoperabile, chiunque può svilupparci sopra nuove applicazioni verticali.

L’industria 4.0 si focalizzerà su una domanda personalizzata (dalla produzione di massa alla customizzazione di massa) e reinventerà l’intera catena del valore, dall’ingegnerizzazione del prodotto, al delivery, fino al customer service. Avrà componenti di tipo USB-like, vale a dire che, con l’aggiunta di un nuovo componente, l’intero sistema sarà in grado di inglobarlo e riconfigurarsi di conseguenza. Sarà dunque una fabbrica evolutiva, ed inoltre sostenibile da un punto di vista ambientale. Uno dei cardini chiave del paradigma 4.0 è poi quello della human-robot interaction, che dovrà avvenire in maniera collaborativa.

Industrie 4.0, in particolare, si fonda su cinque pilastri: digitalizzazione, oggetti intelligenti, integrazione tra offline e online, connettività modularizzata e manutenzione predittiva. Le tecnologie abilitanti sono senz’altro l’IoT, inteso propriamente come Cyber Physical System, vale a dire “sensorizzazione” degli impianti, la robotica ad elevata capacità cognitiva e di auto-apprendimento, la raccolta e l’analisi dei dati acquisiti dal layer fisico o estratti dai sistemi logistici e produttivi, la realtà aumentata per interagire con la macchina, il cloud, inteso come accesso diffuso, agevole e on demand alle risorse di produzione, la cybersecurity e l’additive manufacturing (comparto che aggiunge ai tradizionali software di progettazione le stampanti e gli scanner 3D).


Per non perdere competitività, le aziende, in particolare le PMI, devono continuare a investire nella formazione delle proprie risorse umane, nonché acquisire personale specializzato ove si presentano delle lacune, a seconda delle funzionalità che si devono integrare/sfruttare nei prodotti. È evidente che investimenti in tecnologia devono essere supportati da analoghi investimenti in capitale umano, pena il rischio di non riuscire a capitalizzare gli sforzi fatti.