Ricordate
il punto vendita tradizionale? Quello che si
approvvigionava a inizio stagione in base alle proprie previsioni di vendita e
promuoveva i prodotti in vetrina, che faceva magazzino sul retro per non rimanere
sprovvisto e non perdere vendite, inventariava muovendosi fra scaffali e
scatoloni, riassortiva, quando possibile, in base alla propria esperienza e
sensibilità e metteva in saldo a fine stagione gli articoli invenduti? Dimenticatelo.
La rivoluzione digitale sta cambiando tutto,
in tanti settori, in maniera radicale, ad una velocità impressionante. Aziende
che fino a pochi anni fa vantavano solide leadership di mercato, sono state
travolte da nuovi entranti, capaci di attivare innovativi modelli digitali,
"distruttivi" dell’esistente.
Un
esempio su tutti: Blockbuster,
leader globale nel settore dell’entertainment, che a metà anni novanta, solo
negli Stati Uniti, vantava quasi cinquemila negozi “fisici”, è stata in pochi
anni letteralmente spazzata via dal mercato, non avendo compreso il profondo
cambio di paradigma in corso, che rendeva il "noleggio
fisico" rapidamente obsoleto a fronte della più efficiente
"fruizione in streaming" di un dato contenuto.
Cosa che, invece, ha perfettamente capito Netflix, nata nel 1999, nel momento di massimo splendore di Blockbuster, e che oggi vanta nel mondo oltre cinquanta milioni di abbonati ai suoi servizi in streaming. La "digital disruption" letteralmente "distrugge" i "vecchi" modelli di business e al tempo stesso premia i nuovi "entranti digitali", permettendo la creazione di enorme valore in un battito d’ali.
Cosa che, invece, ha perfettamente capito Netflix, nata nel 1999, nel momento di massimo splendore di Blockbuster, e che oggi vanta nel mondo oltre cinquanta milioni di abbonati ai suoi servizi in streaming. La "digital disruption" letteralmente "distrugge" i "vecchi" modelli di business e al tempo stesso premia i nuovi "entranti digitali", permettendo la creazione di enorme valore in un battito d’ali.
Anche
qui un esempio su tutti: Mark Elliot Zuckerberg nel 2004 era un giovane
studente americano che muoveva i primi passi con la sua nota creatura sociale.
Oggi, il mercato riconosce a Facebook,
un valore prossimo ai duecento
miliardi di dollari, un dato davvero stratosferico, anche considerando
il ridotto tempo, dieci anni, nel quale si è prodotto. Analoga velocità di
cambiamento dobbiamo attenderci nei prossimi anni nel retail, settore, fino ad
oggi, solo parzialmente toccato da questo processo di "distruzione
digitale".
Nel
mondo del Retail è in atto un'evoluzione rapidissima, sulla spinta delle nuove
abitudini e aspettative del consumatore e di una crescente integrazione con i
canali online e mobile. Il punto vendita sta diventando sempre più una vetrina
multi canale, la punta visibile di un iceberg, il nodo di una rete in cui il
cliente è centrale e la domanda guida l'intero processo, richiedendo risposte
tempestive e fluide a tutta la supply chain.
Per
rimanere competitivi, soprattutto nei confronti dei canali di vendita on-line,
i retailer devono applicare un approccio analitico predittivo per meglio
comprendere il loro business e anticipare il comportamento del cliente.
Per anni il data mining è stato appannaggio di poche grandi aziende e di un limitato numero di specialisti di statistica e matematica.
Nel retail, il mito anni ‘90 di un marketing one to one, realizzabile grazie ai dati delle carte fedeltà, è stato largamente disatteso, soprattutto in Italia, da parte delle aziende e per la gran parte dei consumatori. Le loyalty card, diffusissime ormai in ogni settore del dettaglio, sono state utilizzate essenzialmente come raccoglitori elettronici di bollini e come veicolo per promozioni, comunque indifferenziate, sulla totalità dei possessori o su macro cluster di clienti definiti in base a variabili del retailer piuttosto che su abitudini di acquisto del cliente.
Per anni il data mining è stato appannaggio di poche grandi aziende e di un limitato numero di specialisti di statistica e matematica.
Nel retail, il mito anni ‘90 di un marketing one to one, realizzabile grazie ai dati delle carte fedeltà, è stato largamente disatteso, soprattutto in Italia, da parte delle aziende e per la gran parte dei consumatori. Le loyalty card, diffusissime ormai in ogni settore del dettaglio, sono state utilizzate essenzialmente come raccoglitori elettronici di bollini e come veicolo per promozioni, comunque indifferenziate, sulla totalità dei possessori o su macro cluster di clienti definiti in base a variabili del retailer piuttosto che su abitudini di acquisto del cliente.
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Unico mentre si muove su diversi touch points (desktop, smartphone, tablet,
app, negozio, …).
L’obiettivo è
quello di favorire e incrementare fidelizzazione e ingaggio dell’utente sui
diversi canali, riconoscendolo nello spostamento tra un mezzo e l’altro e tra
ambiente fisico e digitale, così da rendere uniche e personali le esperienze
del Cliente e, in prospettiva, poterne anticipare le esigenze.
Per mezzo di Behevo
il Retailer potrà offrire ai propri clienti un’esperienza d’acquisto davvero
unica per mezzo di logiche di prossimità, couponing, virtualizzazione delle
tessere, engagement sul punto fisico e sull’online, riuscendo così a migliorare
la propria offerta proponendo i prodotti e i servizi migliori nel momento e nel
contesto giusti.
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